RETTILIANI, I VICINI DELLA PORTA ACCANTO
L’umanità sembra convivere sullo stesso pianeta, dall’antico Eden ad oggi, con un’altra specie misteriosa, più antica, intelligente e più evoluta dell’uomo.
Le teorie del complotto rettiliano dell’epoca moderna. Le facoltà mutaforma dei rettiliani e il caso inaspettato della tradizione cristica.
Il mistero dei rettiliani
Leggendo la narrazione biblica del mito dell’antico Eden, contenuta nei versetti nel libro della Genesi, si evince facilmente che Adamo ed Eva non erano i soli inquilini del “Paradiso Terrestre”, ma che con loro coabitava un’altra specie creata dagli Elohim, nome ebraico che ha il significato plurale di “dèi” e che secondo la tradizione druidica corrisponde alla figura di Fetonte.
La tradizione biblica riporta infatti che i nostri progenitori a un certo punto incontrarono una creatura con le sembianze di un serpente che li iniziò alla conoscenza, contraddicendo, secondo l’interpretazione ebraica, il volere dei loro creatori.
Un serpente ben strano, visto che doveva possedere gambe e braccia come Adamo ed Eva in quanto avrebbe perso, sempre secondo la Bibbia, questa caratteristica solo dopo che gli Elohim l’avrebbero punito per l’aiuto dato agli esseri umani.
Si direbbe quindi che i nostri progenitori avessero coabitato nell’antico Eden, culla di molte delle specie viventi attuali, con creature rettiloidi che erano comparse sul pianeta molto tempo prima di loro.
Secondo i vari miti europei e aborigeni, al momento della grande catastrofe ambientale che milioni di anni fa sconvolse il pianeta con le sue glaciazioni, le creature rettiloidi e i progenitori dell’umanità abbandonarono insieme l’antica “Terra Imperitura”. I primi per rifugiarsi in grandi caverne sotterranee e i secondi per disperdersi su tutta la superficie del pianeta. Rimase nelle viscere della terra coperta dai ghiacci, sempre secondo le varie tradizioni, una esigua rappresentanza delle due specie a celebrare il ricordo dell’antico focolare.
Se così fosse realmente avvenuto, oggi non dovremmo avere la sola presenza sul pianeta degli esseri umani e delle altre specie animali conosciute, ma anche quella delle creature rettiloidi che in qualche modo convivrebbero con l’umanità condividendo la Terra.
La creatura rettiloide, alta sui tre metri, incontrata nel dicembre 1978 dal metronotte genovese Piero Zanfretta |
Questo significa che dovremmo avere l’occasione di sentir parlare di creature rettiloidi nelle cronache del nostro tempo e attraverso le testimonianze degli antichi popoli.
E in effetti se sfogliamo le varie cronache del presente e del passato non mancano testimonianze dell’incontro con creature antropomorfe simili a dei grandi rettili. Ne parlano le cronistorie medievali e le testimonianze del nostro tempo date dai contadini del delta del Po, in Italia.
Un caso particolare è quello controverso di Piero Zanfretta, il metronotte di Genova che nel dicembre 1978 sarebbe stato testimone dell’incontro con una di queste creature. Stando al suo racconto e assecondando la veridicità della sua testimonianza, del resto supportata da fatti e da testimonianze di altre persone coinvolte nell’evento, si può ipotizzare con ragione che i rettiloidi possano essersi evoluti in maniera più avanzata del genere umano, da sempre ipotecato da guerre e da ideologie religiose, dimostrando di possedere esempi di tecnologia avanzatissima.
I rettiliani e le teorie della cospirazione
L’esperienza emblematica di Zanfretta apre a prospettive che vanno al di là del campo della “criptozoologia”. La sua vicenda dimostrerebbe che queste creature rettiloidi non solo esistono, ma sembrano essere in grado di possedere un’avanzata tecnologia che permette loro di fare ciò che vogliono senza essere contrastate dagli esseri umani.
E forse sta in questo fatto l’accanimento con cui molti studiosi, tra cui noti ufologi, hanno sottoposto Zanfretta a un linciaggio morale senza precedenti, messi di fronte ad una realtà scomoda che se fosse vera toglierebbe all’uomo il primato di creatura privilegiata da Dio e sconvolgerebbe la storia che conosciamo, come ci è stata raccontata sino ad ora. Se Zanfretta, come tanti altri, avesse parlato di aver incontrato i “piccoli grigi” sarebbe stato lasciato in pace e non avrebbe perso il lavoro, la famiglia e gli amici.
Del resto, non per nulla religioni come quella cattolica hanno demonizzato la figura del drago e quindi dei rettiloidi al fine di mantenere in piedi la loro primogenitura teologica basata su Adamo ed Eva.
Viene addirittura da pensare che possano essere questi stessi rettiloidi a lasciare di tanto in tanto un loro messaggio simbolico a testimonianza della loro presenza planetaria, tracciando nei campi di tutti i Paesi della Terra i misteriosi agroglifi noti come Cerchi nel Grano o Crop Circles. Quelli veri, realizzati con l’impiego di forti emissioni di microonde, nei campi di grano. Senza dimenticare gli inspiegabili fenomeni elettromagnetici che dal 2003 avvengono a Caronìa, in Sicilia, e persistono tuttora, anch’essi legati al fenomeno dei crop circles e definiti, alla conclusione dei lavori della Commissione di indagine promossa dal Governo Italiano, come una manifestazione di “forze aliene”.
Secondo una leggenda aborigena nelle viscere dell’Antartide dimorerebbe la “tribù segreta”, conosciuta anche come la “tribù scomparsa” o i “fratelli segreti”, che sarebbe la capostipite di tutte le altre tribù del continente australiano. La comunità sarebbe costituita da aborigeni e da creature rettiloidi dagli sgargianti piumaggi |
Nel corso della fine del secolo, a seguito delle testimonianze sui rettiloidi, o rettiliani, sono nate alcune correnti culturali che, per dare loro un posto nella storia, propongono varie “teorie della cospirazione”. Teorie che sostengono come queste creature, grazie alla loro abilità e alle loro conoscenze scientifiche, siano i veri padroni della Terra e gestiscano le redini dello scacchiere socioeconomico dell’intero pianeta.
Alcune di queste teorie si riferiscono ad una origine terrestre dei rettiliani, altre invece portano ad ipotizzare che queste creature provengano dallo spazio. Tutte le teorie della cospirazione sono comunque concordi nell’affermare che queste creature sarebbero in grado mutare la loro forma, tanto da assumere un aspetto antropomorfo, e quindi di potersi confondere tra gli esseri umani senza essere scoperte.
Una di queste teorie cospirazionistiche, la più attuale, cerca addirittura di far coesistere la presenza dei rettiliani con le recenti scoperte della scienza e le teorie fantascientifiche del film Matrix. Questa teoria moderna sull’esistenza e sul ruolo dei rettiliani porterebbe a spiegare la teoria dell’universo olografico, che vuole che l’universo non sia a tre dimensioni come lo percepiamo, bensì piatto a due dimensioni, come l’esito di una proiezione cerebrale che proprio i rettiliani indurrebbero negli individui con la loro tecnologia attivando una rappresentazione olografica cerebrale.
La teoria della cospirazione di John Rhodes
John Rhodes è un criptozoologo statunitense che dal 1990 ha sviluppato una sua specifica ricerca sul caso della manifestazione dei rettiliani.
Negli USA è molto conosciuto ed è autore di conferenze e di workshop sull’argomento dei rettiliani ed ha rilasciato numerose interviste e conferenze sui media nazionali e internazionali.
Una statuetta sumera che mostra un Anunnaki o Nefilim, creatura rettiloide citata dall’archeologo Zecharia Sitchin a seguito dei suoi studi sulla cultura sumera. Queste creature dall’aspetto rettiloide operavano anticamente sulla Terra a fianco degli Elohim celesti, la versione ebraica del mito di Fetonte, che diedero origine alla specie umana nell’Eden |
La sua ipotesi comporta che i rettiliani avrebbero origine sulla Terra e sarebbero evoluti tecnologicamente, tanto da essere in grado di viaggiare nello spazio. Secondo la sua teoria, milioni di anni fa gli antenati degli attuali rettiloidi si sarebbero rifugiati in caverne sotterranee per sfuggire ai cataclismi ambientali sofferti dalla Terra, dentro alle quali avrebbero continuato a vivere e a evolversi sino ad oggi. I loro attuali discendenti possiederebbero la conoscenza di un’alta tecnologia non ancora sviluppata dall’umanità e starebbero intrattenendo rapporti segreti con enti militari e civili delle varie Nazioni della Terra.
Secondo John Rodhes i rettiliani sarebbero alti circa tre metri, come quello visto da Zanfretta, rivestiti di pelle squamata, con tre dita e pollice opponibile, senza ombelico, con grandi occhi neri e distanziati tra loro, con la testa allungata, la bocca sottile e alle volte con canini pronunciati, senza orecchie e con due creste ossee sul cranio come fossero delle corna. Sulla schiena si allungherebbe una coda dalle svariate misure.
I rettiloidi, sempre secondo John Rhodes, avrebbero creato la specie degli alieni conosciuti come “piccoli grigi”, quelli di Roswell, che si troverebbe ad essere una via di mezzo tra incroci genetici con umani e androidi intelligenti.
Nella cosmologia rettiliana di John Rhodes ci sarebbero diverse descrizioni dell’aspetto dei rettiloidi, che a seconda del colore della loro epidermide, rivestono varie posizioni nella scala gerarchica della loro specie.
John Rodhes è convinto che le creature rettiliane vivano attualmente in tre aree.
La prima area è quella dei rettiliani che vivrebbero sotto la superficie della Terra, in città e in villaggi situati in grandi caverne sotterranee esistenti sotto il suolo di regioni selvagge del pianeta o di alcuni grandi parchi statali, sia negli USA sia in altri Paesi.
A questa convinzione si può associare una leggenda degli Aborigeni australiani, relativa al Bunyip Park nello stato del Victoria in Australia. Essa narra dell’esistenza del “Bunyip”, una creatura rettiloide che vi abiterebbe e che difenderebbe il proprio habitat spaventando gli occasionali visitatori. In effetti in quest’area, molto bella e verdeggiante, stranamente non ci furono insediamenti dei colonizzatori europei e da allora è rimasta disabitata, tanto da essere destinata all’uso di parco nazionale. Un’altra leggenda Aborigena riguarda la “tribù segreta”, conosciuta anche come la “tribù scomparsa” o la comunità dei “fratelli segreti”, considerata come la capostipite di tutte le altre tribù del continente australiano. Questa tribù si nasconderebbe in una città sotterranea nel continente antartico, là dove la Chiesa e le Società iniziatiche medievali avevano collocato l’antico Eden. In questo modo questa tribù sarebbe riuscita a custodire gli antichi segreti del popolo Aborigeno e a garantire il loro ritorno alla libertà.
Il libro “cospirazionista” di David Icke. Secondo questo autore la Terra sarebbe controllata in gran segreto da creature rettiloidi che, essendo in grado di mutare la propria forma in quella umana, occuperebbero i posti chiave, economici e militari, del pianeta. |
Sempre secondo le tradizioni aborigene questa comunità sarebbe costituita da creature rettili dagli sgargianti piumaggi e da aborigeni che convivrebbero pacificamente insieme. Parlerebbero una lingua segreta per impedire che la loro esistenza venga scoperta dai colonizzatori invasori e praticherebbero riti legati al mito del “serpente piumato” o “serpente arcobaleno”. Gli ingressi che consentirebbero di raggiungere la città subantartica sarebbero mantenuti segreti e custoditi da pochi iniziati.
La seconda area della teoria di John Rodhes è quella che vede una parte di altri rettiliani dimorare su alcuni dei pianeti, e dei loro satelliti, del nostro sistema solare.
La terza area è quella dei rettiliani dislocati in altre dimensioni spaziotemporali a cui la loro elevata tecnologia consentirebbe di accedere.
Gli Anunnaki di Zecharia Sitchin
Zecharia Sitchin, nato a Baku in Azerbaijan nel 1922 e vissuto successivamente a New York, è stato uno scrittore azero autore di numerosi libri di divulgazione sulla cosiddetta archeologia misteriosa, ed è stato un sostenitore della “teoria degli antichi astronauti colonizzatori” come spiegazione dell’origine dell’uomo.
Nei suoi lavori attribuisce la creazione dell’antica cultura dei Sumeri ad una presunta razza aliena, detta Nefilim in ebraico o Anunnaki in sumero. Secondo la sua interpretazione rappresentava una specie rettiloide che proveniva, nella mitologia sumera, dal pianeta Nibiru, un ipotetico nono pianeta del sistema solare, dal periodo di rivoluzione di circa 3600 anni, presente nella mitologia babilonese. Sitchin afferma anche che in corrispondenza della fascia principale degli asteroidi del sistema solare si sarebbe trovato anticamente un pianeta che i Sumeri chiamavano Tiamat.
Zecharia Sitchin afferma di aver individuato in tavolette sumere che la razza aliena rettiloide degli Anunnaki avrebbe creato la razza umana come frutto di esperimenti di ibridazione genetica mischiando i propri geni con quelli dell’Homo Erectus, allo scopo di utilizzare gli uomini come schiavi nelle sue miniere in Africa.
Odino, il re degli dei Asi, celebrato dalla mitologia nordica come il trionfatore sul dominio dei giganti, era anch’esso di natura rettiloide e aveva la facoltà di mutare il suo aspetto a seconda del bisogno |
Gli Anunnaki, da sempre, abiterebbero il pianeta Nibiru, trasformato in una specie di “nave spaziale”, convivendo con le altre razze aliene.
Secondo Sitchin le tavolette su cui ha studiato attesterebbero che il popolo Sumero dalla “testa nera” sarebbe stato creato da questi esseri mescolando “l’essenza di vita” di “uomini e bestie”.
L’esistenza di uomini serpente secondo Sitchin sarebbe provata dalla concezione di regalità e dal suo collegamento alla figura del drago, definita in Babilonia come ‘Sir’ o dragoni, ossia “grande serpente”, dal sanscrito “sarpa,” parola che originariamente descriveva il grande “Dio-Dragone”, creatore e governatore della antichissima cultura dravidica.
Alle teorie di Sitchin si è unito Sir Laurence Gardner, scrittore e esoterista inglese, secondo il quale esisterebbe una “Linea del Sangue dei Dragoni”, la “Bloodline of the Holy Grail”, una variante dell’epopea del Sacro Graal in questo caso collocata nell’antica Mesopotamia e che avrebbe avuto inizio quando gli Anunnaki sarebbero discesi nella regione creando una linea di sangue reale attraverso le loro manipolazioni genetiche.
La teoria del complotto di David Icke
David Icke è certamente il più famoso dei divulgatori moderni della manifestazione dei rettiliani sul pianeta. Ex giornalista della BBC ed ex deputato verde inglese, è autore di molti libri a sfondo politico e si è fatto conoscere con il suo libro “The Biggest Secret: The Book That Will Change the World” pubblicato nel 1999 ha affrontato approfonditamente il tema dei rettiliani. A differenza di John Rodhes non si è limitato a un lavoro di criptozoologia, ma ha anche sviluppato una complessa teoria del complotto che prevede come i rettiliani siano in grado di dominare il mondo.
Quasi ventun anni dopo l’avventura dell’abduction subita e testimoniata da Piero Zanfretta, e sul filo di alcune leggende nordiche, Icke propone l’idea che i rettiliani siano creature alte tre metri, originarie della Terra e costituiscano i precursori della specie umana. Una specie sconosciuta alla storia che, giunta all’apice della sua evoluzione tecnologica e soggetta ad una estinzione di specie, avrebbe abbandonato il pianeta per cercare un riparo nello spazio in uno dei mondi del nostro sistema solare.
Ritornerebbero sulla Terra per fornirsi di vari beni e materiali che possono servire ai loro bisogni e per controllare, secondo l’autore, la specie umana anche a livelli di alta politica allo scopo di preservare l’accesso indisturbato delle risorse di materie prime che loro utilizzano.
Le leggende medievali del Piemonte citano spesso le “masche”, streghe che avevano la facoltà di trasformarsi all’occorrenza in animali |
Nel suo libro “Figli di Matrix” pubblicato nel 2001 ha sviluppato il tema dei rettiliani aggiungendo come il mondo occidentale sia occultamente dominato da una élite occulta, costituita in parte da rettiliani malvagi e in parte da umani corrotti, in grado di guidare gli Stati e i grandi organismi internazionali come ONU, la Banca Mondiale, le Banche centrali e ovviamente la stampa e le televisioni delle varie nazioni. Questa élite, dice Icke, sarebbe di indole satanista e pedofila, praticando sacrifici umani ed esprimendosi con simbologie esoteriche come i grandi attentati degli ultimi anni.
Per fortuna dell’umanità, secondo quanto l’autore è andato a correggersi negli ultimi tempi, esisterebbe anche una élite di rettiliani benevoli che sarebbero intenti a contrastare l’azione dei rettiliani malvagi.
L’ipotesi di David Icke è esplosa in maniera mediatica dal 1995 coinvolgendo migliaia di appassionati. Per la cronaca, Piero Zanfretta che denunciò la sua avventura nel 1978, all’epoca non poteva prevedere questa forte corrente mediatica futura e la constatazione a posteriori porta inevitabilmente a valutare la veridicità dell’avventura vissuta dal metronotte genovese. Un’avventura che in seguito ha travalicato ogni aspettativa e che tutto sommato, probabilmente, ha aperto la strada alle ipotesi sociopolitiche di Icke.
Le creature mutaforma tra scienza e leggenda
Rimane un interrogativo relativo alle proprietà mutaforma dei rettiliani come ha avanzato David Icke. Esistono per davvero rettiloidi che possono mutare la loro forma?
Possiamo ricordare come per molte delle divinità rettiloidi del passato, da Zeus a Odino, esisteva la credenza che fossero in grado di mutare la loro forma in quella di animali o di altre persone.
Ma l’idea della possibilità di mutare l’aspetto del corpo non è attribuibile solamente alle creature rettiliane di Icke.
In Piemonte esistono infatti le leggende popolari medievali delle “masche”, le streghe che erano ritenute in grado di mutare la loro forma trasformandola in varie tipologie di animali. Ma possiamo citare anche le leggende sui vampiri che erano ritenuti in grado di trasformarsi in animali di vario genere, compresi rettili volanti e pipistrelli.
Un polipo mutaforma fotografato dopo aver preso l’aspetto di roccia marina. La singolare specie venne rilevata dal biologo marino Mark D. Norman del Museo Victoria di Melbourne, Australia |
Tuttavia, al di là delle leggende dobbiamo prendere atto che esistono concretamente delle creature in grado di mutare il loro aspetto e anche la loro forma. Come ad esempio i camaleonti, che mutano il colore della loro pelle a seconda dell’ambiente, gli insetti foglia che prendono il colore e la strutture di foglie e di rametti, oppure le lucertole che si fanno ricrescere la coda quando viene strappata via.
Esistono anche alcune nuove specie di cefalopodi, molluschi che sono notoriamente dotati della capacità di modificare la forma e il colore del loro corpo allo scopo di assumere l’aspetto di altre creature, ad esempio in forma di pesci o di formazioni rocciose.
Uno di questi molluschi è una specie di polipo mai osservato prima che manifesta elaborate capacità di trasformismo. Mark D. Norman del Museo Victoria di Melbourne, in Australia, ha dichiarato che le prime osservazioni di questa creatura risalgono ad alcune fotografie sottomarine, alcune delle quali rimangono ancora oggi aperte a numerose interpretazioni, tanto da dichiarare: “All’inizio sembrava aver preso la forma di un pianoforte, poi di un divano, quindi di una roccia e anche di un pesce”.
Il polipo mutaforma, è una scoperta recente e non possiede ancora un nome scientifico, si conosce il suo habitat nelle distese melmose dove i fiumi finiscono nel mare dell’Indonesia. Si è osservato come il polipo vada in cerca di cibo in pieno giorno e in posti dove ci sono pochi luoghi in cui nascondersi. Una tale baldanza potrebbe derivare dalla sua abilità nel cambiare forma, colore e movimenti, che lo rende in grado di “impersonare” altri animali, magari velenosi o pericolosi. Oppure creature di piccole dimensioni come felini domestici, cani e anche bambini.
Molti di questi polipi mutaforma assumono il colore della corteccia o della sabbia per mimetizzarsi con l’ambiente circostante e giungono addirittura a confondersi così perfettamente con l’ambiente che sembrano svanire.
La creatura mutaforma di Steytlerville, una cittadina sudafricana a circa 200 chilometri nell’entroterra da Port Elizabeth, nella zona della provincia dell’Eastern Cape |
Tom Tregenza dell’Università inglese di Leeds riferisce che la capacità di impersonare specie così diverse tra loro è del tutto nuova: “La cosa straordinaria è che il fenomeno si sviluppa in maniera molto più performante di quanto sia stato osservato negli altri animali mimetici”.
Un mutaforma tra la gente di Steytlerville
Steytlerville è una tranquilla cittadina a circa 200 chilometri nell’entroterra da Port Elizabeth, Sud Africa, nella zona della provincia dell’Eastern Cape, dove non era mai accaduto nulla di particolarmente inconsueto.
Solo dopo un funerale, all’inizio del 2011, a cui aveva partecipato la maggior parte dei suoi abitanti avrebbe fatto la sua prima apparizione una misteriosa creatura dalle facoltà di mutaforma. In seguito, per oltre un mese, molti testimoni hanno asserito di aver incontrato la strana creatura che aveva mutato la sua forma sotto i loro occhi. E gli incontri con la creatura si sono moltiplicati. Più testimoni affermano di aver visto con i loro occhi un uomo in giacca e cravatta trasformarsi all’improvviso in un maiale oppure in un pipistrello.
Era anche apparso nei dintorni della chiesa e più di una volta i fedeli in preghiera lo hanno scorto mentre guardava incuriosito all’interno attraverso i vetri, ma una volta corsi al di fuori la creatura era scomparsa.
Negli ultimi giorni della sua apparizione la strana creatura è stata vista soprattutto nei pressi del pub locale. Le cronache dei quotidiani locali riportano il caso di due persone che stavano camminando tranquillamente quando hanno notato uno sconosciuto con una giacca nera, e mentre si avvicinavano si sono accorti che non aveva la testa. Quando lo hanno visto tramutarsi in una grande cane rabbioso i due sono fuggiti, ma altri testimoni che erano lì presenti affermano di averlo visto diventare in seguito una grande scimmia, una sorta di gorilla, per poi sparire.
La comunità Steytlerville, anche se sembra che il “mostro” non abbia mai aggredito passanti o animali domestici, è rimasta tuttavia inquietata dalla sua sconcertante presenza.
La polizia del luogo per ora non ha fatto altro che raccogliere i resoconti dei cittadini, che dichiarano che la creatura cambia forma nel momento in cui la si guarda. L’ufficiale preposto ha chiesto a lungo e invano alla gente di scattare delle foto del mostro, per avere delle prove. Ma l’unica fotografia lo ritrae mentre sta riposando in forma di una sorta di cane sotto un albero e l’immagine, una volta sviluppata, evidenzia solo la presenza di un animale sconosciuto.
Il manoscritto in lingua copta rinvenuto nel monastero di Saint Michel vicino all’attuale al-Hamuli nel deserto egiziano. Il testo risalente ad almeno 1500 anni fa riporta la credenza che Gesù Cristo possedesse facoltà di un mutaforma, modificando all’occorrenza il suo aspetto in giovinetto, in adulto e in altro ancora |
La comunità è sconcertata e spaventata, ma allo stesso tempo è incuriosita e ha deciso di chiamare la creatura che coabita nella stessa cittadina con il nome di “Bawokozi”, cioè “fratellastro”.
Un mutaforma dalle origini divine
Ma le sorprese sulla proprietà dei mutaforma non mancano di stupire per il suo coinvolgimento di un personaggio considerato di origine divina come quello del Cristo.
La notizia proviene dalla biblioteca del vecchio monastero di Saint Michel, vicino all’attuale al-Hamuli nel deserto egiziano, dove alcuni archeologi avrebbero reperito, nella primavera del 1910, cinquanta manoscritti in lingua copta vecchi di almeno 1200 anni. Uno dei testi riporta la dicitura che rivela essere un regalo dell’Arciprete Padre Paul, considerato con tutta probabilità come lo stesso autore.
Viene stimato che il monastero sia stato chiuso intorno all’inizio del IX o X secolo e la serie di manoscritti è stata ritrovata per pura casualità mentre la gente del posto stava cercando di liberare i suoi ruderi dalla sabbia del deserto.
Uno di questi testi si è rivelato particolarmente interessante poiché rivela l’inaspettata credenza a cui, 2000 anni fa, veniva data fede dai monaci che vi dimoravano e dai fedeli che frequentavano all’epoca quel luogo, reputato sacro dai cristiani copti.
Questo testo contiene, in maniera esplicita, la testimonianza che Gesù era in grado di modificare a volontà la sua forma apparente, di cambiare il proprio aspetto e di rendersi invisibile a seconda delle sue necessità.
Il testo, scritto in lingua copta e nel nome di San Cirillo di Gerusalemme, un teologo vissuto intorno al 313-386 d.C., ha portato in luce una parte della storia della crocifissione del Cristo assolutamente inedita e canonicamente poco usuale.
Una parte del testo, decifrato e tradotto Roelof Van den Broek dell’Università di Ultrecht in Olanda, riporta infatti affermazioni che mostrano in maniera esplicita la natura mutaforma del Cristo: “Allora gli ebrei dissero a Giuda: Come possiamo andare a catturarlo [Gesù], perché non ha una unica forma, ma può cambiare di apparenza. Talvolta, è biondo, talvolta, è bianco, talvolta, è rosso, talvolta, è di colore del grano, talvolta, è pallido come gli asceti, talvolta, è un giovane, talvolta è un vecchio uomo.”
Secondo Roelof Van den Broek una simile descrizione mutaforma di Gesù sembra trovare conferma in un manoscritto dell’anno 200 d.C., scritto dal teologo Origène, in un lavoro intitolato “Contro Celso”. In questo testo,Origène avrebbe dichiarato che “per tutti quelli che vedevano Gesù, non sembrava che il suo aspetto fosse sempre simile alla stessa immagine e totalmente visibile per tutti“.
Il manoscritto in questione, parecchi mesi più tardi dopo il suo rinvenimento, nel dicembre del 1911, è stato acquistato da J.P. Morgan che poi ne ha fatto dono al Morgan Library, un ente legato al Museo di Storia Naturale di New York, dove è tuttora custodito.
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