Apollo 8 e l’enigma del “calamaro spaziale”
L’Apollo 8 ha scattato moltissime fotografie durante la missione, ma a quel tempo non esistevano le macchine digitali.
Non vedevano le immagini finchè non tornavano sulla Terra e le sviluppavano.
In quella occasione è avvenuto qualcosa di inspiegabile!
Dicembre 1968. Al culmine della corsa allo spazio, la missione Apollo 8 ha il compito di raggiungere la Luna
e scattare fotografie ad alta risoluzione di possibili siti di atterraggio.
La missione è un successo. La Nasa è ormai certa di poter mandare un uomo sulla Luna prima dell’Unione Sovietica.
Ma quando l’agenzia spaziale sviluppa la pellicola dell’Apollo 8, emerge qualcosa di strano [Immagini disponibili sul sito history.nasa.gov].
«L’Apollo 8 ha scattato moltissime fotografie durante la missione», racconta a Focus Chris Orwoll, storico del volo aerospaziale,
«ma a quel tempo non esistevano le macchine digitali. Non vedevano le immagini finchè non tornavano sulla Terra e le sviluppavano.
In quella occasione è avvenuto qualcosa di inspiegabile».
http://history.nasa.gov/ap08fj/photos/13-e/hr/as08-13-2380hr.jpg
http://history.nasa.gov/ap08fj/photos/13-e/med/as08-13-2382.jpg
Le immagini sembravano prese da un vecchio episodio di Star Trek. Appariva qualcosa dotato di lunghi tentacoli, simile ad un calamaro che fluttua nello spazio.
Alla strana immagine fu appioppato proprio il nome di “calamaro spaziale” (space squid)!
La domanda che ne seguì fu abbastanza ovvia: esistono creature capacei di vivere nello spazio profondo senza ossigeno?
Vitalii Iosifovich Goldanskii, professore presso l’istituto di chimica fisica Nikolai Nikolaevich Semenov, e membro dell’Accademia delle Scienza della Russia,
in un articolo pubblicato nel 1997 su Pure and Applied Chemistry, sosteneva la possibilità che apprezzabili quantità di materiale prebiotico potrebbero accumularsi
nelle regioni circostanti le nebulose o le gigantesche nubi di gas che stazionano nell’universo.
Con il passare del tempo, tale materiale, per le stesse leggi che hanno consentito la nascita della vita sul nostro pianeta,
potrebbe essersi aggregato ed evoluto in qualche forma di vita, adattandosi a condizioni di vita estreme come quelle dell’universo.
Tali organismi vengono definiti “zeroid”.
Ma l’astrobiologo Chris McKay sospetta che il calamaro spaziale non sia un organismo vivente:
«la mia idea è che si tratti di un veicolo spaziale alieno, molto più sofisticato rispetto alla nostra tecnologia,
progettata per sopravvivere nello spazio per servirsi solo di energia».
Se il calamaro fosse un’astronave, i tentacoli potrebbero servire come uno strano sistema di propulsione che rilascia una ragnatela di energia dietro al veicolo.
«Cosa potrebbero usare gli alieni per viaggiare tra le stelle?», si chiede McKay. «Un paio di possibilità ci sono: razzi alimentati da fusione nucleare, oppure fasci di elettroni».
È possibile che l’Apollo 8 ha immortalato le tracce lasciate da qualche impulso di elettroni?
Fonte.