Ufo: il caso Ubatuba

Ufo: il caso dimenticato di Ubatuba

Quanto accaduto il 14 Settembre del 1957 rientra nella ormai numerosa statistica di avvenimenti rimasti nell’ombra, o comunque poco trattati.

Nella ormai vasta letteratura ufologica molti casi cadono spesso nell’oblio; spesso accade perché le ricerche non riescono ad andare oltre,

oppure perché vengono sacrificati rispetto a tematiche che si rivelano di maggiore interesse,

che riscuotono in pratica molta più visibilità e attenzione rispetto ad altre.

Quanto accaduto il 14 Settembre del 1957 rientra nella ormai numerosa statistica di avvenimenti rimasti nell’ombra, o comunque poco trattati.

Ibrahim Sued, editorialista del quotidiano “O Globo”, edito a Rio de Janeiro, proprio quel giorno ricevette una lettera nella quale si parlava di un incidente Ufo

avvenuto in Brasile; alla missiva erano allegati tre frammenti di metallo bianco;

in tal modo nacque uno dei casi più controversi relativi alle prove fisiche di velivoli di origine extraterrestre.

Il presunto Ufo crash, almeno da quanto riferiva la lettera, sarebbe avvenuto nei pressi di Toninha Beach, nel comune di Ubatuba,

un centro di circa 80.000 abitanti nello stato brasiliano di San Paolo.

L’analisi del campione rivelò che si trattava di magnesio puro al 99,99%. Sued affidò i pezzi di metallo al Dottor Olavo Fontes

(personaggio che in seguito sarebbe morto in circostanze misteriose), che a sua volta ne aveva già analizzato uno presso

il Laboratorio di produzione minerale del Dipartimento di Produzione Minerale del Ministero dell’Agricoltura brasiliano.

Il dottor Fontes consegnò personalmente i campioni al capo chimico, il dottor Fiegl, uno specialista di fama internazionale.

La prima analisi effettuata servì a dimostrare che si trattava effettivamente di frammenti metallici, e il risultato si rivelò positivo.

Uno dei frammenti originali, designato come campione N. 1 venne suddiviso da Fontes in altrettanti pezzi, e

uno di questi venne inviato ad un altro laboratorio per l’analisi della sezione spettrografica che venne condotta dalla dottoressa Luisa Maria A. Barbosa.

Anche questa analisi confermò le precedenti; il frammento era costituito da magnesio puro.

Ulteriori analisi compiute furono quella della polvere di Debye-Scherrer-Hull, diffrazione, misurazione della densità e prove di radiazioni.

Un secondo frammento venne sottoposto ad una analisi spettrografica dal dottor Elson Teixeira del Laboratorio di Produzione minerale,

e anche Teixeira confermò i risultati, ci si trovava in presenza di un elemento assolutamente unico, impossibile da trovare sul nostro pianeta.

Per meglio comprendere lo stupore dei ricercatori sarà bene accennare, sia pur brevemente, al magnesio e alle sue principali caratteristiche.

Ottenuto per la prima volta sotto forma di amalgama da H. Davy nel 1808 e, allo stato di metallo libero, nel 1828 da Bussy,

il magnesio risulta essere uno degli elementi più abbondanti e diffusi in natura; questo però è riscontrabile nei composti corrispondenti

al suo stato di ossidazione, mentre è praticamente impossibile trovarlo libero.

Nel nostro caso, lo stupore di coloro che esaminarono i frammenti, deriva dal fatto che il magnesio metallico puro non può essere utilizzato

per la fabbricazione di oggetti metallici, in quanto presenta una precaria resistenza alla corrosione.

Ad oggi, i processi che vengono impiegati per la produzione di magnesio metallico si basano sulla riduzione elettrolitica del cloruro allo stato fuso,

ricavato a sua volta dall’acqua di mare trattata con idrossido di calcio; in ogni caso, con qualunque processo venga ottenuto,

il magnesio rimane notevolmente impuro e nonostante sia possibile purificarlo, il suo titolo non si avvicinerà mai a quello riscontrato nei frammenti analizzati.

Data questa breve spiegazione, l’incidente di Ubatuba potrebbe annoverarsi tra le migliori prove della presenza aliena…

in realtà non è così! Pur trattandosi di un argomento che necessita ancora di ulteriori indagini e verifiche,

esistono degli elementi che impediscono di classificarlo come la classica “pistola fumante”: primo tra tutti la mancanza di ulteriori frammenti

al fine di poter effettuare una prova di verifica, in secondo luogo il problema delle testimonianze.

Cerchiamo quindi di analizzare da una prospettiva diversa l’intera questione: i campioni di magnesio,

che presumibilmente provenivano da un UFO, non possono essere ricondotti in alcun modo alla spiaggia brasiliana teatro del loro recupero;

l’unica traccia riscontrabile è il giornalista che pubblicò l’articolo e allertò in seguito il dottor Olavo Fontes.

Nessuno ha mai rivendicato la paternità della lettera e nessun luogo è stato localizzato con certezza come scenario dell’Ufo crash.

I frammenti di metallo appaiono quindi, per la prima volta, nelle mani del giornalista, quindi nel laboratorio del dottor Fontes

e infine arrivano a Jim e Coral Lorenzen dell’APRO. Lo stesso campione analizzato in laboratorio è andato perduto

(per una strana coincidenza accade spesso nelle prove, vere o presunte, di interazioni aliene),

non possiamo quindi che basarci sulle analisi riportate su carta, non potendo altresì escludere se ci sia stata o meno contaminazione

all’interno degli stessi laboratori. Anche se il Comitato Condon non è riuscito a screditare totalmente il caso di Ubatuba,

rimangono ancora molti punti da chiarire, e questo è anche il motivo per il quale difficilmente si trovano resoconti in merito.

Forse si è trattato del solito scherzo, anche se abbastanza insolito, forse non è poi così importante come sembra,

ma rimane il fatto che ormai è molto più proficuo e meno impegnativo rispolverare casi di sicuro impatto mediatico,

sempre meglio di porsi delle domande alle quali non si potrebbero trovare risposte!

In ogni caso Ubatuba riposa ancora nei dimenticati archivi dei casi irrisolti, in attesa che qualcuno,

meno interessato all’immagine e più coinvolto nella ricerca della verità, si decida a riprenderne la storia. 

Vi lascio al video:

Fonte Ufo sign

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