L’enigma delle macchie di Cecere
La foto ha una risoluzione di 140 metri per pixel ed è stata ottenuta combinando due differenti riprese (una esposta correttamente per le zone brillanti, l’altra per le aree circostanti, più scure) proprio per compensare le profonde differenze di luminosità dell’area osservata.
L’analisi dell’immagine ha permesso agli scienziati di rilevare che il bordo del cratere Occator, in alcuni tratti, risulta quasi verticale, con pareti dal dislivello di quasi due chilometri.
Le immagini raccolte dalla sonda sono state prese da un’altitudine di circa 1.500 chilometri, hanno una risoluzione circa tre volte migliore di quelle ottenute nel giugno scorso e ben dieci volte più accurata di quelle registrate tra aprile e maggio.
Attualmente, Dawn ha completato due cicli di osservazioni da 11 giorni ciascuno, dedicati alla mappatura del corpo celeste alla quota attuale, iniziando il terzo proprio oggi.
La procedura verrà ripetuta sei volte nell’arco dei prossimi due mesi, per ottenere una visione tridimensionale completa della superficie.
E ovviamente per scoprire, grazie alle analisi chimico-fisiche condotte con gli strumenti a bordo di Dawn, la natura di quelle enigmatiche macchie brillanti.
«Quei punti luminosi, nella configurazione in cui li osserviamo, fanno di Cerere qualcosa di unico rispetto a tutto ciò che abbiamo visto fino a ora nel Sistema solare.
Il team scientifico è al lavoro per comprenderne l’origine.
La spiegazione più probabile, almeno nella mia testa», dice il principal investigator della missione Dawn, Chris Russell, di UCLA, «è che si tratti di riflessi da superfici di ghiaccio, ma come team continuiamo a considerare ipotesi alternative, come quella che si tratti di sale.
Le osservazioni più ravvicinate consentite dalla nuova orbita, nonché le immagini da più punti di vista, ci permetteranno di determinare presto la natura di questo fenomeno enigmatico».
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