C’è un legame stretto tra la posizione astronomica della Terra e le attività fisiologiche del corpo umano.
Studiarlo significa aprire nuovi scenari, come la possibilità di aumentare l’efficacia di cure farmacologiche scegliendo determinati orari per la somministrazione.
Questo, in estrema sintesi, il tema dell’intervento di Paolo Sassone Corsi, direttore del Center for Epigenetics and Metabolism della University of California Irvine (Usa), alla cerimonia di apertura dell’anno accademico 2014/2015 dell’Università Roma Tor Vergata.
Studi sulla genetica dei cicli circadiani hanno stabilito che dei 25mila geni che compongono il genoma di un uomo, più di 3mila funzionano in maniera ciclica, oscillatoria.
«Questi studi – ha spiegato Sassone Corsi – rivelano qualcosa di sorprendente: la relazione diretta tra nutrizione e l’epi-genoma. Ricerche degli ultimi anni hanno dimostrato che il genoma non è il solo elemento determinante della nostra fisiologia. Il suffisso greco “epi” indica che è quel a “sopra” il genoma. La orologio circadiano controlla una frazione importante dell’epi-genoma che governa il nostro metabolismo».
È noto quanto sia importante per il nostro organismo essere in sincronia con il ciclo giorno-notte. Scoperte degli ultimi anni hanno dimostrato che de-sincronizzare l’orologio interno provoca una serie di disturbi metabolici.
Questo è quel che succede a chi viaggia spesso attraverso i continenti e accumula il jet-lag. La de-sincronizzazione ormonale-immunologica accelera l’invecchiamento, le malattie cardiovascolari, i disturbi metabolici, l’obesità, e induce patologie neuropsichiatriche.
«I nostri studi – ha concluso Sassone Corsi – hanno anche dimostrato che l’orologio circadiano controlla la risposta immunitaria alle infezioni, aprendo dunque nuove vie di possibile trattamento farmacologico delle infezioni, in cui le cure potrebbero essere più efficaci se somministrate a momenti specifici del giorno o della notte».
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