Xibalba: gli “inferi” dei Maya tra mito e realtà
Il mondo infraterreno è di solito associato con l’oscurità, il male e la morte.
Uno degli esempi più significativi di questa idea è contenuta nella mitologia Maya Quiché, nella quale si menziona Xibalba, un mondo sotterraneo governato da dodici divinità conosciute come i “Signori di Xibalba”.
I Maya, tuttavia, non pensavano a Xibalba come ad un mondo metafisico o spirituale, ma come un regno fisico, posto sotto la superficie della terra e raggiungibile attraverso degli ingressi reali.
Nel XIV secolo, infatti, l’ingresso per Xibalba era ritenuto essere collocato in una grotta nei pressi di Cobán, Guatemala. Alcuni dei discendenti Quiché delle popolazioni Maya che vivono nelle sue vicinanze associano ancora quella stessa zona alla morte.
Descrizione
Xibalba è descritto nel Popol Vuh come un grande luogo sotterraneo costituito da una serie di strutture, prima fra le quali il Consiglio dei Signori di Xibalba. Inoltre, vengono menzionate le case dei signori, giardini e altre strutture che sembrano voler descrivere Xibalba come una grande città.
La strada che dalla superficie porta a Xibalba è descritta come costellata di trappole e ostacoli. Chi vuole accedere al mondo sotterraneo deve superare prima un fiume pieno di scorpioni, poi uno pieno di sangue e, infine, uno pieno di pus.
Dopo di che, ci si trova di fronte ad un crocevia composto da quattro strade parlanti, le quali hanno l’intento di confondere e ingannare i viaggiatori. Solo dopo aver superato tali ostacoli si arriva al cospetto del Consiglio di Xibalba, dove il primo dovere del pellegrino è quello di salutare i suoi Signori.
Tra mito e realtà
Nel 2008, un gruppo di archeologi ha scoperto un labirinto subacqueo composto di 14 grotte costellate di piramidi e templi. I ricercatori si chiedono se la struttura sotterranea abbia in qualche modo ispirato i miti dei Maya, oppure se sia avvenuto il contrario.
In una delle caverne, gli esploratori hanno trovato una strada lastricata di 90 metri che termina con una colonna. «Queste strutture erano probabilmente destinate ad un rituale molto elaborato», spiega Guillermo de Anda al National Geographic. «Tutto era legato alla morte, alla vita e al sacrificio umano».
L’elemento più antico trovato dagli archeologi è rappresentato da un’imbarcazione risalente a 2 mila anni fa. Inoltre, sono stati trovati frammenti di terracotta databili tra il 750 e l’850 d.C.
«Queste grotte erano considerate l’accesso ad altri regni e sono legate alle tenebre, alla paura e a entità mostruose», continua de Anda, aggiungendo anche che il mito possa aver suggerito la costruzione dei templi.
William Saturno, esperto di Maya presso la Boston University, ritiene che la costruzione dei templi subacquei indichi un significativo sforzo per la creazione di questi portali. Oltre a immergersi in profondità per raggiungere le grotte, i costruttori dovevano trattenere a lungo il respiro per portare a termine il lavoro. Questo aspetto rappresenta un enigma tutto da spiegare.
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