UFO casi storici: The Bethune/Argentia Encounter
Una lettera di James McDonald al NICAP, segnala un avvistamento che lo colpì molto. Il maggiore Donald Keyhoe, seppe di questa relazione nascosta nel 1959. L’Ammiraglio Delmer S. Fahrney, ex responsabile dei missili guidati della Marina, gli disse che il capitano James Taylor, aveva in mano un importante avvistamento UFO segnalato da un equipaggio della Marina. Da quella segnalazione, Keyhoe si interessò del caso, ed ebbene ben presto i rapporti dell’evento.
Il 10 febbraio 1951, un UFO incrociò la rotta di un aereo della Marina, che trasportava da ovest verso l’Atlantico un equipaggio di ben 25 persone, tra piloti, navigatori e ingegneri. L’archivio nazionale dimostrò che furono redatti un alto numero di rapporti su questo evento, tra cui un rapporto dell’Air Intelligence Information da cinque membri dell’equipaggio. Anche se non fu documentato, i rapporti indicano la possibilità che l’oggetto fu rintracciato dai radar di terra. Pubblicamente, l’Air Force fece diversi tentativi per spiegare l’avvistamento, come l’aurora boreale o la Luna, ma dietro le quinte, il caso venne preso molto sul serio. Il numero e la qualità degli avvistamenti UFO nella regione nel 1950, indusse il governo islandese a richiedere aiuti militari degli Stati Uniti. A quanto pare, quello che oggi noi conosciamo come UFO, furono interpretati come bombardieri sperimentali sovietici. Dopo 50 anni di attesa, nessun velivolo con alcun genere di performance o caratteristiche simili, è stato mai dimostrato essere presente sotto mano russa o americana. Questo evento, ed altri simili, indussero alla nascita dell’Air Defense Command.
Relazione al Commanding Officer, Air Transport Squadron ONE
Oggetto: Relazione di un avvistamento insolito sul volo 125/9 Febbraio
Alle 0055Z, il 10 febbraio, 1951 mentre prestavo servizio come secondo Comandante sul volo di cui sopra, sono stato testimone oculare di un avvistamento insolito di un oggetto non identificato. Questo evento si è verificato a circa 49-50N e 50-03 W, che è a circa 200 miglia a nord est di Argentia, Terranova. Eravamo a 10.000 piedi di quota e a circa 230 gradi al momento dell’incidente.
Al momento dell’avvistamento stavo occupando il posto di destra (copilota) e al posto sinistra (piloti) occupava il tenente G.E Bethune.
In foto il tenente G.E Bethune.
La mia attenzione fu chiamata dalla segnalazione del Sig. Bethune, che mi ha chiesto di dare un’occhiata ad una luce insolita che si trovava alla mia destra. Ho visto quindi che c’era una luce incandescente sotto un sottile strato di nubi, sotto di noi. Questa luce era alla mia destra, verso il basso ad un angolo di circa 45 gradi. Questo oggetto è apparso stazionare sulla superficie, emanando un bagliore giallo-arancione. Sembrava essere molto grande ed ho pensato che poteva essere una grande nave completamente illuminata.
Mr. Bethune ed io, abbiamo visto l’oggetto per diversi minuti nel tentativo di determinarne la natura. Abbiamo poi chiamato il nostro navigatore, il tenente N.J.P. Koger alla cabina di guida per controllare l’oggetto e avere un suo parere in merito alla sua natura.
Mentre stavamo osservando ancora l’oggetto, ho visto improvvisamente che è iniziato un movimento ascendente attraverso lo strato di nubi e poco dopo divenne molto luminoso. L’oggetto era molto grande ed era di forma circolare, con un color giallo-arancio incandescente attorno al suo bordo esterno. Questo oggetto saliva ad enorme velocità, e sembrava essere in rotta di collisione con il nostro aeromobile. Quando sembrava che ci fosse una concreta possibilità di collisione, l’oggetto è apparso fare una virata di 180 gradi e scomparve all’orizzonte ad una velocità terrificante. Durante il corso degli eventi, il luogotenente JG Al Jones, venne alla cabina di guida e fece un giro in direzione dell’oggetto, ma andò fuori dal campo visivo in un breve periodo di tempo.
A causa del fatto che l’oggetto è stato visto sopra l’acqua di notte, sarebbe per me molto più difficile valutarne la velocità, le dimensioni e la distanza, durante il corso degli eventi. Tuttavia, la velocità è stata tremenda e le dimensioni erano almeno di 200 o 300 piedi di diametro. L’oggetto era vicino, abbastanza per me da vedere e osservarlo chiaramente.
Su richiesta, cercherò di presentare una più dettagliata e completa relazione delle mie osservazioni.
All’arrivo a NAS, Argentia, sono stato contattato dal capitano DH Paulsen, USAF, che mi ha interrogato sui fatti riportati.
Il rapporto originale nei documenti del Blue Book
www.bluebookarchive.org/page.aspx?PageCode=MAXW-PBB8-1032 www.bluebookarchive.org/page.aspx?PageCode=MAXW-PBB8-1033
Il rapporto del luogotenente A.L. Jones conferma al punto 3 che:
– Direi che la velocità sembrava essere ben oltre le 1500 miglia all’ora e il diametro di almeno 300 piedi
Al punto 4 scrive
– A prima vista, mi parve che sembrasse un enorme disco di fuoco arancione sul bordo. Quando si è allontanato, il centro dell’oggetto è diventato più scuro, ma il bordo dell’oggetto aveva ancora una forte tonalità di fuoco. Quando si diresse oltre l’orizzonte, mi è sembrato che passasse da una posizione verticale ad una posizione orizzontale, con il bordo che sembrava mostrare un effetto a mezzaluna
www.bluebookarchive.org/page.aspx?PageCode=MAXW-PBB8-1034
Al punto 5 del rapporto di Noel J.P. Koger
– L’oggetto ha dimostrato di essere di forma circolare, un disco luminoso rosso-arancio, che si stava avvicinando ad una gran ma indeterminabile velocità
www.bluebookarchive.org/page.aspx?PageCode=MAXW-PBB8-1035
Il rapporto redatto da Bethune, porterebbe che l’oggetto, all’inizio del contatto, si trovasse ad una quota sopra l’acqua di 300 o 400 metri. Inizialmente l’oggetto si trovava ad una distanza dal Constellation, di circa 30 o 40 chilometri. La prima visione durò 4 o 5 minuti. Il colore iniziale era sul giallo opaco, data anche la distanza, quindi molto luminoso e intenso. Bethune affermò che al momento si trovavano in fase di intercettazione, quando improvvisamente l’oggetto cambia direzione, aumenta altitudine abbondantemente, dimostrando – a suo parere – una velocità superiore alle 1.000 miglia all’ora. Bethune scrisse che sarebbe avvenuta una collisione in volo. Scrive anche che ogni volta che l’oggetto cambiava angolo, o comunque si muoveva, anche il suo colore tendeva a cambiare. L’oggetto era – anche qui – arancione con un perimetro rossastro. Quando andò via, l’oggetto dimostrò di triplicare la sua velocità rispetto alla velocità iniziale, scomparendo in pochi secondo all’orizzonte.
Anche secondo Bethune, l’oggetto approssimativamente doveva avere diametro di almeno 90 metri e velocità oltre le 1.000 miglia orarie. L’oggetto si avvicinò all’aereo ad una distanza massima di 8 chilometri.
www.bluebookarchive.org/page.aspx?PageCode=MAXW-PBB8-1036
Stranamente, nel rapporto si può leggere nella voce “conclusioni”
Believed to be Aurora Display by approached the observing ACFT and grew consulting astronomer.
L’Aurora Boreale?
Riguardo al tracciato radar, fu detto durante l’interrogatorio, a Bethune e a Kingdon, dal capitano Paulsen, che l’UFO era stato effettivamente rintracciato dai radar. Come ricorda Bethune (1999), nel 1951 i radar erano molto deboli ancora. Tuttavia, citò il fatto che all’epoca, era attivo un impianto radar a Gander, Terranova, ed esiste la possibilità che fosse proprio quel centro radar ad aver intercettato l’oggetto.
Da uno scritto di Donald Keyhoe, pubblicato nel libro edito nel 1960 Flying Saucers: Top Secret. Siccome nel 1960 i testimoni coinvolti nell’evento raccontato da Keyhoe erano ancora in servizio, quest’ultimo dovette modificare nome, data e numero di serie di identificazione del velivolo.
L’avvistamento della Marina era dinamite. Fu all’inizio del ’59, quando venni a sapere di questa relazione nascosta – un incontro sorprendente con un UFO (oggetto volante non identificato). Il tutto è arrivato con un breve messaggio da parte dell’Ammiraglio Delmer S. Fahrney, ex Navy missile chief, che conoscevo da anni: “Il Capitano James Taylor, USN, ha un importante avvistamento UFO da parte di un pilota navale e il suo equipaggio. Chiamatelo alla Spacetronic Inc, a Washington, distretto 7-9481. Quella notte, quando il capitano Taylor mi dette questa drammatica relazione della Marina, ho avuto modo di vedere il motivo per cui non era mai stata rilasciata al pubblico. Successivamente, incontrai l’Amm. Fahrney al “Navy Club”, e discutemmo i dettagli. Fahrney, sapeva, così come me, che c’erano altri casi UFO nascosti, alcuni dei quali particolarmente significativi. Ma questo aveva una certa importanza.
Un Douglas C-54 della Marina, a 19.000 piedi di quota, stava volando verso ovest, attraverso l’Oceano Atlantico. La tappa successiva sarebbe stata Gander, Terranova. Destinazione finale del volo, il Naval Air Station di Patuxent, nel Maryland. La notte era serena, visibilità illimitata. Il pilota più anziano, il comandante George Benton, stava controllando gli strumenti. Benton lavorava da un decennio per la Marina, volò sull’Atlantico più di duecento volte. La maggior parte dell’equipaggio stava dormendo, compresi il personale di soccorso – il Super Constellation trasportava quasi 30 aviatori, tra piloti, aviatori e ingegneri di volo. Dopo un giro di ispezione in cabina, Benton torna nella cabina di guida (c’erano altri due piloti a poter dare il cambio al comandante in carica).
Sedutosi al suo posto, lancia un’occhiata fuori dal finestrino, per guardare le stelle, quando ciò che vide lo stupì. Solo qualche minuto prima, non c’era alcunché di anomalo, nessuna luce, l’oceano sotto di loro era buio, ora il pilota poteva invece osservare un gruppo di luci, “come le luci di un villaggio”, a circa 40 km di distanza dall’aereo. A quel punto, Benton si gira verso il suo co-pilota, il tenente Peter J. Mooney.
Benton: “cosa ne pensi di quelle luci?”
Mooney a quel punto diete un’occhiata, e si spaventò.
A quel punto il comandante chiama subito il navigatore addetto, il tenente Alfred C. Erdman. “Dobbiamo essere fuori rotta, c’è terra laggiù”. “Non può essere”, disse Erdman, e diede subito un’occhiata alle mappe di navigazione.
“Allora?” – disse Benton
“Devono essere delle navi”, affermò Erdman, “forse per un randezvous per qualche operazione speciale”
“Non sembrano avere l’aspetto di essere delle navi”, ribatté Benton.
A quel punto, il comandante chiama l’RM (Radioman, ovvero sia l’addetto alle comunicazioni). Wiggins riferì al pilota di nessun segnale insolito proveniva da queste ipotetiche navi, in oltre, se fossero state navi è probabile che avessero l’ordine di spegnere i sistemi di comunicazioni (silenzio radio)
“Sveglia gli altri dell’equipaggio” – disse il comandante a Erdman.
In pochi istanti, la cabina di pilotaggio si iniziò a riempire di personale, incuriosito. Benton disattivò il pilota automatico, in modo tale da virare l’aereo per dar la possibilità a tutto l’equipaggio di avere una visuale migliore di quelle strane luci. A quel punto, proprio quando l’aereo pilotato da Benton, iniziò a muoversi e girare intorno alle luci, queste ultime improvvisamente si oscurarono. Poco dopo, notò il comandante, una delle luci sembrò crescere di dimensioni. Nella cabina, qualcuno esclamò qualcosa. Benton butta un occhio di nuovo al punto dove c’era lo strano fenomeno. Quello strano “anello luminoso” non stava muovendosi in superficie, ma stava volando, e avvicinandosi all’aereo.
“Che diavolo è?” esclamò stupefatto Mooney
“Non so”, mormorò Benton.
Il comandante virò il Constellation, ma l’anello luminoso sembrava muoversi molto più velocemente del loro aereo, tant’è che il bagliore generato dall’oggetto, inizò meglio a definirsi, e diventò rotondo. In pochi secondi, l’oggetto raggiunse la quota la quota dell’aereo, mostrando la sua effettiva natura: un disco gigante luminoso. L’equipaggio, impallidito, vide che l’oggetto stava convergendo proprio verso di loro.
“Sta per colpirci” – esclamò Erdman
A quel punto, tutti si sarebbero aspettati una collisione, ma non avvenne. Il disco improvvisamente diminuì velocità e virò la traiettoria, proprio per non colpire il velivolo. L’equipaggio era terrorizzato. Benton emise un sospiro di sollievo. L’oggetto si allontanò, in poco tempo era già a un centinaio di metri di distanza dall’aereo. La grandezza dell’oggetto era incredibile: il suo diametro era tre o quattro volte l’apertura alare del Constellation. Era spesso, al centro, almeno trenta metri, “era come un piatto rovesciato sopra l’altro”.
Benton ebbe la sensazione come se fosse stato “osservato”, anche se non poteva dire se l’oggetto era pilotato da qualcuno o meno. Poco dopo tuttavia, l’oggetto riacquistò velocità e quota molto rapidamente, e si perse tra le stelle. Dopo l’assurda esperienza, il comandante Benton raggiunge il microfono e contatta l’aeroporto di Gander, e si identifica. Successivamente, chiede alla torre se ci fosse altro traffico aereo oltre il loro. Rispose l’operatore, “abbiamo captato qualcosa che si trovava nelle tue vicinanze”, continua “ma non abbiamo potuto ottenere risposta”. “Lo abbiamo visto”, disse Benton, e concluse “non era un aereo”. Successivamente, come da prassi, il comandante riportò tutto l’accaduto, e lo stesso venne fatto dagli altri testimoni.
Il tutto venne inviato sia al Comando dell’US Air Defence, all’Eastern Sea Frontier, sia all’Air Force Intelligence che all’Air Technical Intelligence Center. Quando l’equipaggio atterrò a Gander, i funzionari dell’Intelligence dell’Air Force, incontrarono subito gli interessati. Fu subito chiaro che i funzionari all’aeronautica presero immediatamente l’evento molto seriamente, e fu palese che il tutto avvenne davvero. Per due ore, Benton e gli altri furono tenuti sotto interrogatorio, con le solite domande di rito: “quanto vi è venuto vicino l’oggetto? Quant’è stata la sua dimensione? Interferenze elettriche notate? Cos’è successo agli altri “anelli luminosi?”
Dalle domande e dalle risposte, si raggiunse un punto finale: l’oggetto doveva una grandezza dai 100 ai 121 metri di diametro, e a quanto sembra di consistenza metallica. Nessuna interferenza è stata notata; nessun strumento è andato in malfunzionamento tecnico. Si stimò anche, secondo sempre le parole dell’equipaggio, che dato che il disco aumentava di quota constante e abbondante in un giro massimo di cinque o otto secondi, la sua velocità approssimativa doveva essere nel raggio dei 1,400 o 2,200 nodi.
Riguardo alle altre fonti luminosi, probabilmente oggetti analoghi al principale da loro visto a distanza ravvicinata, non si seppe rispondere. Probabilmente l’equipaggio, attendo logicamente a seguire le evoluzioni dell’oggetto principale, persero di vista gli altri, che comunque scomparvero dal nulla. In un momento, un funzionario dell’Intelligence domandò a Benton se avesse notato una sorta di vita, di presenza, all’interno dell’oggetto. Benton: “no, ma era controllato, questo è certo”, e aggiunse “una tale dimensione sarebbe difficile da controllare a distanza, no?”. Pare che l’uomo dell’Air Force rispose “non saprei…” Non fu menzionato nulla comunque, a proposito dei tracciati dell’aeroporto di Gander, che avrebbero, come detto dall’operatore al comandante, captato la presenza dell’oggetto non identificato. I tracciati sarebbero stati importanti, dato che da quei dati poteva venir fuori velocità e manovre effettuate dal disco.
Comunque, nell’interrogatorio, Mooney avrebbe domandato all’ufficiale dell’Air Force: “cosa c’è dietro tutto questo?”Voi (dell’Air Force), dite che non c’è alcun disco volante”. Il capitano rispose “mi spiace, non posso rispondere ad alcuna domanda”. Mooney convinto ribatté: “perché no? Dopo una paura del genere, abbiamo il diritto di sapere cos’è successo”. L’ufficale dell’Intelligence, di nuovo, scosse la testa e ripettete quando detto precedentemente. Non poteva rispondere.
Sia come sia, documentazione sull’avvistamento arrivò anche presso il Director of Naval Intelligence. Dopo che l’equipaggio del Constellation raggiunse Patuxent, questi dovettero sottostare ad altre domande, volute da un ordine diretto della Marina. Ogni uomo, compilò un suo rapporto e una sua opinione finale in merito all’evento. Cinque giorni dopo, il comandante Benton ricevette la telefonata da parte di uno scienziato, lavorate presso un’agenzia governativa. L’uomo, disse a Benton che sapeva dell’avvistamento, e che a questo proposito, avrebbe voluto incontrarlo. Benton fece un controllo, e vide che l’uomo fu autorizzato dalla Marina. Il giorno dopo i due si incontrarono, e questi tirò fuori alcune fotografie e le mostrò al comandante. Domandò l’uomo: “era uno di questi?”, alla terza fotografia, Benton lo fermò. “Questo è tutto!”. Benton guardò bruscamente lo scienziato: “qualcuno deve conoscere delle risposte, se hai fotografie di queste cose”. L’uomo rispose e concluse dicendo “mi dispiace, comandante”. Chiuse le sue scartoffie e se ne andò.
Al tempo che sentì questo caso, avevo già servito per due anni, come Direttore, il National Investigations Committee on Aerial Phenomena. Maggiore Donald E. Keyhoe.
Tutta la documentazione sul sito del NICAP: www.nicap.org/candir.htm
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Come fatto notare dal ricercatore Richard Hall, il caso qui trattato ha delle analogie inquietanti con un caso avvenuto l’anno seguente, un altro superclassico, noto come il caso Nash-Fortenberry.
www.nicap.org/520714norfolk_dir.htm
Molto brevemente, in quest’altro caso, due piloti della Pan American Airways, in volo con un DC-4, riportarono l’avvistamento di 8 grandi oggetti discoidali di color rosso brillante e dalle dimensioni di ben 30 metri di diametro. Anche in quest’occasione furono notati cambi di colore durante le fasi in movimento degli oggetti: maggior colore rosso intenso quando aumentavano velocità, minor intensità luminosa quando la diminuivano.
Fonte.